RESTIAMO UMANI: UNA SERATA PER VITTORIO ARRIGONI

RESTIAMO UMANI

Sabato 24 SETTEMBRE DALLE ORE 21.00

Presso l’ANFITEATRO DELL’OROLOGIO, via Villoresi – ARLUNO (MI)

PAROLE E NOTE PER RICORDARE VITTORIO ARRIGONI E CONTINUARE A RACCONTARE L’ASSEDIO DÌ GAZA E L’OCCUPAZIONE DÌ TUTTA LA PALESTINA. PER RESTARE UMANI E RACCOGLIERE IL TESTIMONE DÌ VIK UTOPIA ARRIGONI.

DURANTE LA SERATA INTERVENTI E CONCERTI CON

GUACAMAYA

THE SOUND OF PROTEST –

Palestinian folk against apartheid

 

THE GANG

DANIELE BIACCHESSI in ORAZIONE CIVILE SULLA RESISTENZA.

DURANTE LA SERATA BANCHETTI ED INFOPOINT DELLE ASSOCIAZIONI SOLIDALI CON LA PALESTINA.

CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DÌ ARLUNO, ASSESSORATO ALLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

INFO STRUMMERMAGENTA AT YAHOO.IT STRUMMERMAGENTA.NOBLOGS.ORG

 

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TERZO REPORT DALLA PALESTINA – Storie di occupazione quotidiana: Fayez, il contadino attivista.

Fayez T. pensava probabilmente che una volta diventato adulto avrebbe continuato quello che da generazioni era la vocazione della sua famiglia. Fayez possiede infatti un buon appezzamento di terra nei pressi di Tulkarem, nel nord dei Territori Palestinesi Occupati da Israele nel 1967, che da generazioni viene coltivato con le più svariate varietà di ortaggi e frutta: dal timo al prezzemolo, dai pomodori alle pesche e molto altro. Coltivazioni che da tempo lontano consentivano a lui e la sua famiglia una vita dignitosa, vissuta in completa armonia e simbioso con la terra che tanto amavano e che tanto continuava a donare loro. Fayez ci racconta di come ora il suo lavoro sia diventato prevalentemente quello dell’attivista, impegnato giorno e notte nella documentazione dell’occupazione che lui, come tutto il popolo Palestinese, vive quotidianamente sulla propria pelle. I campi di Fayez infatti, hanno subito e subiscono tutt’ora le pensati conseguenze del muro di “separazione”, progettato e voluto da Israele ben dentro la linea verde del 1967. Persone come Fayez e molti altri contadini nella zona fra Nablus e Qalqylia, hanno visto infatti confiscarsi le terre per non meglio precisati motivi di “sicurezza”. Sicurezza che non ha impedito allo stato israeliano, per?, di consentire la costruzione della “Flower of Peace”. Nome ossimorico, dato che la fabbrica in questione è stata mossa da Israele nel distretto di Tulkarem, dopo che era stata costretta alla chiusura perchè troppo inquinante. Troppo inquinante secondo gli standard applicati nei propri confini, troppo poco per quelli applicati nei Territori. Fayez ci racconta di come questa industria, che si incastona nelle sue coltivazioni come fa un diamante al centro di un anello, sia di fatto zona militare invalicabile a chi sprovvisto di permesso e di come a volte i soldati posti a sua difesa si divertino ad improvvisare poligoni di tiro dei sui campi. Fatti di cui siamo testimoni pressochè tutte le sere, distando il nostro appartamento non più di qualche kilometro dall’ingresso alla fabbrica. Fayez ci racconta di come in passato fosse abitudine trovare le sue terre inondante dall’acqua di scarico proveniente dalle macchine, e di come questo abbia danneggiato interi raccolti e compromesso irremediabilmente il terreno, ci racconta di come durante i giorni più duri dell’intifada l’accesso alle sue coltivazioni gli fosse proibito e di come lui e la sua famiglia – affamati per le precarie situazioni di vita allora ancora più forti – si recassero invano ogni giorno nelle proprie terre, per trovare qualcosa di commestibili. Il difficile per me – mi dice Fayez mentre scambiamo due parole all’ingresso della scuola in cui si sta svolgendo il summer camp “Vittorio Arrigoni” – è sopravvivere. Il difficle, continua, è non abbandonare le proprie terre e contemporaneamente pensare essere un attivista. Il difficile è procurarsi una fonte di sostentamento mensile, e resistere quotidianamente a tutte le forme che cercano in tutti i modi di fare in modo che questo non sia possibile. Il difficile, concludiamo noi, è restare umani.
Storie che, se confrontate con quelle di altri, fanno forse pensare ad un destino crudele ma non spietato. Crediamo invece che storie ed esistenze come queste siano rappresentative della quotidiana oppressione e occupazione vissuta dall’intero popolo palestinese. Storie che dimostrano come la pianificazione e la messa in atto di tecniche che quotidianamente violano i più basilari diritti umani sanciti da qualsiasi convenzione internazione, sia la realtà concreta con cui persone come Fayez e molti altri sono costretti a relazionarsi ogni giorno della loro esistenza.

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Da Genova alla Palestina, Restiamo Umani.

Poco più di 2 anni fa, Vittorio Arrigoni ci ricordava come a Gaza solo i morti avessero visto la fine della guerra.
Lo stesso non si può dire però per quei 304 morti circa trattenuti da Israele nei propri obitori, con l’assurdo pretesto che anche da morti debbano scontare per intero la pena commutata loro da un giudice.
Dopo averci calorosamente accolto in casa sua, Ahmet – il nome è di fantasia per la sua sicurezza – ci narra di come stia ancora aspettando il corpo di suo fratello,Anwar, morto nel lontano 1971 ma ancora senza pace.
Insieme ad altri 304 corpi, suo fratello Anwar si trova a Jericho,dove la burocrazia israeliana attentamente conserva e trasforma in numeri essere umani la cui colpa è quella di non aver accettato il destino loro imposto.
Ahmet ci spiega come i funzionari dello stato sionista abbiano preparato con meticolosa programmazione un sistema che consenta solo a loro l’identificazione di chi si trova in loro custodia. Capita così che ai parenti venga negato il legittimo diritto di piangere i propri cari sia in casa che nei luoghi ove essi vengono trattenuti. Come un Caronte ingiusto e diabolico, Israele nega a molte persone il più basilare e il più umano dei diritti: quello della sepoltura.
In questo modo – ci conferma Ahmet – il dolore per chi rimane in vita non avrà fine, in questo modo – ci assicura nuovamente – i suoi genitori sono morti senza vedere loro figlio seppellitto. E un’ulteriore conferma della crudeltà della spiegazione ci viene data invece da Sharif, che insieme ad un associazione che si batte per il rispetto e la determinazione
dei diritti umani e che sta per intentare una causa all’alta corte di giustizia, ci racconta di come poco meno di un mese fa Israele abbia rifiutato di restituire 84 corpi dopo averlo annunciato a mezzo stampa. Nella trattativa è implicato il caporale israeliano rapito a Gaza nel 2006, Gilad Shalit, che evidentemente Israele non ha alcuna intenzione di provare a liberare. A questo si aggiunge l’onta di non poter parlare pubblicamente per lungo tempo della morte Anwar, perchè qualora le autorità occupanti ne fossero venute a conoscenza, Ahmed e la sua famiglia avrebbero avuto la casa distrutta. Vige infatti una legge che ordina la demolizione delle abitazione di chi – parente od amico-
abbia ospitato o semplicemente abbia qualche legamente con persone che facciano parte della resistenza Palestinese.
Ma la situazione non migliora certo in altre situazioni. Ahmed ha perso un altro fratello nell’assedio e massacro israeliano di Jenin, nel 2002. Allora i blindati israeliani, impegnati e guidati dall’allora primo
ministro Ariel Sharon nell’operazione “scudo difensivo”, rasero al suolo l’intero campo profughi di Jenin.
Di quel massacro vi abbiamo già parlato l’anno scorso. Fra quei morti vi fu anche Wasji, un altro fratello di Hamet. Seppellito sotto la propria abitazione dai caterpillar israeliani, ci volle più di una settimana perchè il corpo potesse essere recuperato. Solo allora e solo furtivamente i suoi cari riuscirono ad assicurare almeno a lui quello che è considerato in tutto il mondo il più fondamentale e il più
umano dei diritti: quello a vedere la fine della guerra almeno da morti.
Esempi di una repressione continua, programmata e incessante pensata per annientare psicologicamente qualsiasi forma di resistenza. Che esse sia non violenta o violenta, agita o solamente pensata. Esempi di repressione che in forme diverse ma non meno brutali e disumane hanno toccato anche noi, in casa nostra, a Genova. Allora, avemmo l’esempio di come la repressione sistematica
sia l’unica lingua ad essere universale ai diversi governi del mondo. Che si tratti di Benyamin Netanyahu o di Silvio Berlusconi poco cambia: il messaggio è che lottare e lavorare per un mondo migliore è proibito. Il messaggio è che priorità è il profitto, la speculazione il mercato e le sue perversioni.
Ma oggi come allora,c’è chi si oppone e chi ancora crede nella speranza che un mondo giusto e libero per tutti sia possibili. Troppo lunga sarebbe la lista di chi non ha gettato la spugna e continua a lottare,
ma ci piace finire questo report con 2 parole che più di ogni altra frase o concetto esprimono le speranze di allora e la forza e la resistenza che oggi giorno persone come Ahmet trovano dentro di sè.

Da Genova alla Palestina, Restiamo Umani.

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Israele e la tortura: la storia di Samir.

In pochi sanno che la democrazia più venerata del Medio Oriente preveda, nel suo corpo legislativo l’uso sistematico e programmatico della tortura. Come testimontiato da numerose ong per i diritti umani, come Amnesty international e l’israeliana Btselem, l’uso della tortura non solo è accettato da Israele e dal suo governo, ma è anzi sistematicamente usata per estorcere informazioni di comodo da persone che stremate da tecniche degne della peggiore inquisizione sono poi pronte a confessare qualsiasi cosa.
Samir, ci racconta della sua esperienza nelle carceri israeliane e come un fiume in piena inizia a parlare senza più fermarsi per alcune ore.Arrestato durante la prima intifada perchè finito in una delle black list stilate dall’esercito israeliano, Samir ha passato più di un annonella prigione di Jenin. Ci racconta di come i soldati si divertissero ad applicare la corrente elettrica ai suoi testicoli, a schiacciarli come fossero l’acceleratore di una macchina di potente cilindrata. Come se questo non fosse suffciente, Samir ha passato quasi la metà della sua detenzione incatenato ad una sedia, senzala possibilità di muoversi, costretto ad urinare ed espletare qualsiasi funzione fisiologica nei suoi stessi vestiti. Quasi fosse la sceneggiatura di un film di Kubrik,i suoi aguzzini lo tenevano alternativamente al buio più completo e poi esposto alla luce continua e fluorescente di neon appositamente installati per questo scopo.
A questo accompagnavano una musica ad altissimo volume, che ancora oggi a distanza di 20 anni quest’uomo sente nelle orecchie. Come lui, anche Sharif ha subito la stessa attenzione.
Arrestato durante la prima e la seconda intifada perchè mentre di Al Fatah, Sharif così come Samir ha avuto le spalle lussate durante la sua prigionia: legati coi polsi dietro la schiena, venivano issati e costretti per lunghi periodi di tempo in questa posizione. Il risultato finale era, naturalmente, la lussazione delle spalle ed altri gravi dolori articolare.
Il risultato finale era, ed è tuttora, la rottura della vita di questi uomini, ridotti a materia da tanta atrocità il cui fine non può essere che questo: distruggere la speranza, annientare la resistenza.E tutto questo non si ferma, non si può arrestare neanche nel caso che i coinvolti siano dei minori,che Israele arresta e tiene nelle sue prigioni per lunghi periodi, contro qualsiasi convenzione internazionale,contro qualsiasi trattato che tuteli i diritti umani, contro qualsiasi logica umana e ragionevole.
Il figlio di Sharif, arrestato quando sedicenne, ha passato un anno e sei mesi in prigione.
In stato di fermo tramite arresto amministrativo – un particolare stato di arresto che prevede la detenzione per periodi di tempo molto lunghi senza che nessun giudice forumuli nè accusa nè richiesta di detenzione – gli è stato riservato lo stesso trattamento che già suo padre aveva subito. Persone a cui viene rubata la vita, a cui si tolgono le legittime opportunità di vivere liberamente e umanamente. Ma nonostante tutto questo, nonstante la tristezza e nonostante ci sia ben visibili l’ombra oscura che ci circonda sia Samir, che Sharif ci salutano con il sorriso. Non che siano ottimisti, non che abbiano dimenticato o rimosso quanto loro successo. Ma hanno ben chiaro che l’unica via per restare vivi è quella di continuare a sorridere, è proprio questo che Israele non potrà togliergli mai.

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ORA E SEMPRE NO TAV!

L’ennesima dimostrazione che il primo terrorista è lo stato:

http://www.youtube.com/watch?v=NJTjy6iq5QE&feature=related

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La Flotilla è inarrestabile.

La Flotilla è inarrestabile

Ultime da Perama, Grecia,  5 luglio 2011 ore 1:48pm
Oggi la nave  Juliano, delegazione greco norvegese  della Freedom Flotilla 2, sabotata la scorsa settimana, è stata riparata, giudicata atta alla navigazione , ispezionata e con tutte le carte in regola per riprendere il mare dalle autorità portuali . Dopo che il capitano aveva richiesto l’autorizzazione a partire per Fokaia, città portuale in Attica, 10 miglia a est, dal momento che la barca era stata invitata dal Sindaco per un evento in onore della Flotilla, l’autorità portuale HA NEGATO la partenza dichiarando che ordini nuovi vietavano alla nave di muoversi completamente.
Dopo questo divieto totalmente illegale , la gente ha iniziato ad affluire presso le autorità portuali di Perama chiedendo di lasciar partire la Juliano. In questo momento ci sono decine di persone oltre ad un Parlamentare Greco all’interno dell’edificio portuale che stanno chiedendo al capitano di porto di lasciare libera la Juliano. Nello stesso momento si discuteva la questione all’assemblea in piazza Syntagma.
Vicino alla Juliano ci sono ora un incrociatore e uno zodiac e la banchina piena di giornalisti che riportano e filmano la scena.

La barca Usa, Audacity of Hope, e quella Canadese , Tahrir, con le carte perfettamente in regola, avevano tentato di partire nei giorni scorsi, ma sono state bloccate e armi puntate costrette a ritornare in porto.
Vi ricordiamo che c’è una barca francese, la Dignitè, sfuggita abilmente al controllo della Grecia,  in acque internazionali  in attesa delle sorelle per puntare verso Gaza.
La flotilla è inarrestabile perché rappresenta la battaglia dei cittadini del mondo che uniti chiedono giustizia per Gaza, per la Palestina e lo fanno con la determinazione e la forza di tutti i movimenti di popolo che hanno sempre cambiato la storia.
Il morale degli attivisti in Grecia, dopo giorni estenuanti è ancora alto.
Forza, da terra, continuiamo la pressione sul governo Greco che ha svenduto la propria sovranità e agisce per conto di Israele.
FREE GAZA, FREE GREECE

ai nomi delle barche sono linkati i twitter con aggiornamenti in tempo reale

L’ennesima dimostrazione che Gaza è sotto assedio: Rafah non è aperto.


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IL SANGUE E LA POLVERE – out on september

l Sangue e la polvere – i Guacamaya tornano con il loro combat punk, ripartendo da quella strada percorsa con l’EP “Fino all’ultimo bandito” per esplorare nuove strade, nuovi sentieri. La radice resta sempre quella di Joe Strummer, quel raccontare canzoni per informare, per poter dare voce agli ultimi, per non commettere gli sbagli del passato, ma ricordarli per spiccare più forte il volo verso i nuovi sogni.
Il titolo parla da solo, può voler dire tutto, se usi il tuo cervello…oppure niente se ti basta usare quello di altri.
Come il titolo dell’EP era qualcosa di presente in tutte le tracce, anche per il sangue e la polvere vale lo stesso.
Parla di operai morti sul lavoro e dei partigiani, di quello che sono i Guacamaya o addirittura può rappresentare la vita (sangue) e la morte (polvere), cioè il destino umano che solo la musica e le idee possono superare, meglio ancora se lo fanno tenendosi per mano.
Tornano con 9 pezzi inediti e qualche sorpresa, per un totale di 13 pallottole sparate a testa alta e con il cuore vivo più che mai.
Tornano con i soliti reb ed elena al comando, ma con due nuovi fratelli; marco ad occuparsi delle quattro corde e Cannuccia seduto dietro la grancassa, e come al solito contornati da tanti altri amici.

Un cd che è anche un grazie a tutti quei posti che hanno dato loro aria pulita, sana; a quelle persone che hanno accolto loro e -amato- come fratelli e sorelle; alle bands, collettivi, associazioni che con loro ogni giorno stanno dietro una barricata di sangue e polvere.

IL SANGUE E LA POLVERE out on september 2011

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NO all’occupazione israeliana di Milano.

 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE IL 18 GIUGNO A MILANO , CONCENTRAMENTO IN LARGO CAIROLI ALLE 15:00.

APPELLO PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO CONTRO LA KERMESSE SIONISTA

Dal 12 al 23 giugno a Milano, in piazza Duomo, si terrà “Israele che non ti aspetti”, una kermesse sulla tecnologia e sul turismo israeliani promossa dalle stesse autorità di Tel Aviv in collaborazione con gli enti locali lombardi, per “promuovere scambi scientifici e culturali tra Tel Aviv e Milano” e raccontare “un Israele diverso da quello di Stato interessato da un conflitto”.

Un’operazione da 2,5 milioni di euro che vorrebbe cancellare la memoria della pulizia etnica che ha dato origine alla nascita dello stato di Israele e che perdura tuttora: la violenta cacciata degli abitanti della Palestina nel 1948-49, l’espropriazione della loro terra, la soppressione dei loro diritti civili e dei più fondamentali diritti umani, la negazione del diritto dei profughi palestinesi al ritorno nella propria terra.

Uno Stato che legittima l’apartheid come prassi quotidiana, nascondendola sotto la parola “sicurezza” (tanto cara anche ai nostri governi), che costruisce un muro alto più di otto metri che impedisce ai palestinesi di accedere ai propri campi, alle scuole e agli ospedali, espropriando altra terra, case, fonti di vita. Un muro che – in aperta violazione di sentenze e accordi internazionali – annette, sempre in nome del Santo Diritto alla Difesa, insediamenti illegali, che neanche dovrebbero esistere. Uno Stato che viene definito “unico stato democratico del Medio Oriente”, ma che nei suoi 63 anni di storia ha continuamente alternato guerra ad alta e a bassa intensità. Uno Stato che nel gennaio 2009 ha bombardato la Striscia di Gaza portando in soli 24 giorni alla morte di oltre 1.500 persone, utilizzando armi illegali secondo la Convenzione di Ginevra, come le cluster bombs ed il fosforo bianco.

Uno Stato che dal 2006 condanna gli abitanti della Striscia di Gaza ad un assedio e ad un embargo totali e permanenti, impedendo l’ingresso di materiali da costruzione come di altri moltissimi beni, anche di prima necessità, in aperta violazione della legalità internazionale. La recente apertura del valico di Rafah da parte del governo egiziano, che autorizza solo il passaggio delle persone e non delle merci, non permette ancora l’ingresso degli aiuti umanitari.

Proprio per rompere l’assedio di Gaza il movimento internazionale si sta mobilitando in Palestina e attraverso convogli, carovane, missioni internazionali per portare aiuti alla popolazione di Gaza e sostegno politico alla lotta di liberazione palestinese. Nei prossimi giorni da diversi porti europei partirà la Freedom Flotilla 2 di cui farà parte anche la nave italiana Stefano Chiarini: mentre le istituzioni italiane ospitano la kermesse sionista è ancora più importante il sostegno ad iniziative come la Flotilla che, nonostante le minacce del terrorismo di Stato israeliano, che un anno fa provocò i nove morti della Mavi Marmara, è pronta a partire.

Per questo non tolleriamo che Milano diventi la passerella per un’operazione di propaganda dell’imperialismo sionista. Più di 70 risoluzioni delle Nazioni Unite in difesa dei Palestinesi, di condanna delle politiche di Israele sono state ignorate: Israele le ha tutte disattese, con l’appoggio determinante degli USA, l’inettitudine colpevole dell’Unione Europea e di tutti gli stati europei.

In particolare l’Italia si è resa complice sottoscrivendo numerosi accordi di cooperazione economica, militare e scientifica con Israele, proprio mentre nel mondo cresce la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro il regime di apartheid israeliano. Non a caso parte integrante di questa kermesse sarà il Summit Economico in piazza Affari, dove si terranno numerosi incontri bilaterali economici-politici con rappresentanti delle istituzioni italiane e 600 imprenditori.

NO GLI ACCORDI ECONOMICI E DI COOPERAZIONE CON ISRAELE!

PER IL BOICOTTAGGIO DELL’ECONOMIA DI GUERRA ISRAELIANA!

CONTRO L’IMPERIALISMO ISRAELIANO! VITA TERRA E LIBERTA’ PER IL POPOLO PALESTINESE!

NO ALL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA DELLA PALESTINA…E DI MILANO!

Martedì 7 giugno ore 12.00Presidio e conferenza-stampa davanti alla Regionevia Galvani angolo Gioia, Milano.

Per aderire all’appello:- inviare una mail a contro.kermesse.milano@gmail.comcon oggetto “Aderisco all’appello contro la kermesse di Israele a Milano”

Per firmare la petizione online: http://www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=P2011N10557 .    7

Comitato “No all’occupazione israeliana di Milano

 

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Ti PRESENTO DAX LIBERO E RIBELLE

SERATA ANTIFASCISTA IN MEMORIA ED ONORE Di DAX UCCISO IL 16 MARZO 2003 PERCHE’ MILITANTE ANTIFASCISTA

ORE 20:30 CENA
PRENOTAZIONI ENTRO 8/6 A 3404257240

ORE 22:00 PROIEZIONE DEL VIDEO”VIVA DAX LIBERO E RIBELLE”

AL TERMINE DELLA PROIEZIONE DIBATTITO

a cui interverranno ROSA(mamma di Dax),l’ass.antifascista Dax 16Marzo2003 e Luciano Muhlbauer

a seguire:  GUCAMAYA COMBAT PUNK.

Tutti i soldi raccolti  saranno dati ai compagni di Dax( per i fatti del San Paolo) e alla sua famiglia.

RETE ANTIFASCISTA E ANTIRAZZISTA ALTO NORD OVEST MILANESE.

NESSUNO DIMENTICHI NESSUNO PERDONI

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FESTIVAL ANTIRAZZISTA 2011

Get up, stand up! Stand up for your rights!”
Bob Marley

I ragazzi dei Filottrano City Rockers, in collaborazione con l’Ass. Kowalsky tornano, per il sesto anno consecutivo, ad invitarvi entusiasticamente al
FESTIVAL ANTIRAZZISTA 2011 che si terrà, come di consueto, nell’area verde di Cantalupo a Filottrano (AN) l’ultimo weekend di Giugno
(24-25-26 Giugno 2011).

Il festival, sempre ad ingresso gratuito,quest’anno dedicato a
BOB MARLEY prevede tre giorni di grande musica, con circa 40 gruppi provenienti da tutta Italia e oltre!
Tanta buona musica, tanti artisti, colore e divertimento per dire sempre con più forza NO al razzismo e alla discriminazione.
Questi sono alcuni nomi dei gruppi partecipanti:
AFRICA UNITE, FOLKABBESTIA, KAOS ONE, THE GANG, NED LUDD, NUJU, SANTERE’ (Brasile), MALAKATON (Spagna), ANIMA EQUAL (Senegal), OFFENDERS (Germania), XIII CHAPTER (Germania), DEVASTED, AVVOLTOI, FOUR BY ART, GLI AMICI DELLO ZIO PECOS, NATURAL DUB CLUSTER, e tutti i gruppi della rete dei Filottrano City Rockers.

All’interno dell’Area Verde saranno presenti banchetti di svariate associazioni culturali e umanitarie come l’Ambasciata dei diritti,
Amnesty International,Anpi, Ass.Joe Strummer Magenta,
Bambini nel deserto,Centro studi libertari”L.Fabbri, Emergency,
Gruppo Esperantista Marchigiano, Greenpeace, Italia Cuba, Libera, L.u.p.o., Ya basta!,Assemblea permanente Urbino, Jassart…

Spazio EXTRA-MUSICALE

FRIGIDAIRE,la rivista culturale MAI VISTA,presentera’ l’incredibile storia e le sorprendenti avventure della piu’ rivoluzionaria rivista d’arte del mondo.
Un’esposizione con le opere degli artisti legati al magazine di Vincenzo Sparagna, la presentazione del libro omonimo e la possibilita‘ di incontrare da vicino la realta’ di FRIGOLANDIA.

ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTE E DOMINIO per tutta la durata del festival ci fara‘ scoprire il mondo brasiliano con corsi di samba, capoeira e percussioni. (x INFO: areiabrancagil@libero.it)

AMNESTY INTERNATIONAL in occasione del suo 50° compleanno presentera’ una mostra fotografica dedicata alle sue battaglie contro la pena di morte e per i diritti umani.
Il tutto contornato dagli immancabili artisti di strada.
Negli stands gastronomici si potranno degustare piatti di cucina tipica locale ed etnica!

Non mancare il 24-25-26 Giugno 2011 al
6° FESTIVAL ANTIRAZZISTA dei Filottrano City Rockers
presso l’area verde di Cantalupo di Filottrano (AN).
Inizio ore: venerdì 19:00 ;
sabato e domenica 17:00

Troverete tutti gli aggiornamenti del festival su
www.filottranocityrockers.it.

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